Resident Evil: Nemesis

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    Umbrella Corporation

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    Ciudad de la Paz (Brasile), ore 15.35, SOLEGGIATO.
    Una donna attira un uomo in un vicolo, lontano dalla folla. L'uomo la segue sorridendo maliziosamente pensando a chissà cosa. La donna gli sbottona la camicia, inumidita sotto le ascelle e dal petto a causa del caldo, sinuosamente fa scivolare la mano dal petto fino ai pantaloni. L'uomo eccitato le accarezza il collo, per poi scendere al seno. La femmina si blocca vicino alla coscia, alza la mano dandogli uno schiaffo, successivamente lo bacia selvaggiamente, l'uomo ricambia. Quest'ultimo fa scivolare le mani sul fondo schiena della donna. Pochi attimi dopo lei furtivamente estrae dalla tasca una siringa e la inietta nella coscia dell'uomo ormai in preda all'eccitazione che emette un sussurro di dolore. La donna gli blocca la bocca. Il dolore sale, dalla gamba fino ad arrivare in testa, come un fulmine, l'uomo si sente esplodere. La donna che si rivela essere un'agente Umbrella lo afferra per colletto e lo spinge in mezzo alla folla che appena lo nota. La soldatessa si divincola scomparendo nel nulla. L'uomo atterra con le ginocchia, alcune persone tra la folla lo notano e si avvicinano.

    Passante1: "Hey amigo todo bien?" (Ehi amico, tutto bene?)

    Passante2: "Darle para arriba, usted borracho!" (Lascialo perdere, sarà ubriaco!)

    Passante1: "Creo que está enfermo" (Credo stia male)

    Passante2: "Te dije que estaba borracho" (Ti ho detto che è ubriaco!)

    L'uomo si rialza da terra e barcollando si avvicina al passante che lo guarda perplessamente. Pochi attimi dopo il silenzio, a parte le urla strazianti dell'uomo che viene assalito da quello che pochi minuti prima era un suo concittadino. L'amico si avventa senza esitare su quello che sembrava un cadavere ambulante allontanandolo dal compagno. Ma il "cannibale" si volta e lo assale. In poco tempo la confusione, il panico. Da un morto a due. Da due a cinque. Da cinque a dieci. Da dieci a centinaia. In meno di un'ora nella città era piombato un silenzio tombale, a parte le urla di donne e uomini che cercano di sfuggire da questi assassini cannibali che contagiano ogni uomo, donna o bambino trasformandoli in orribili cadaveri mangia-carne. Da lontano, su un edificio, un uomo osserva, attraverso i suoi occhiali scuri, come si diffonde a macchia d'olio quell'inferno in quella che, poche ore prima, era una pacifica cittadina, tanto da affibbiarle il nome di "Città della Pace".

    "Bene, sta andando meglio del previsto. Poco più della metà di questo paese è stato infettato."

    IL GIORNO DOPO, QUARTIER GENERALE BSAA, SALA RIUNIONI, Ore 11.42

    Generale: "Ci è giunta la notizia che una cittadina del Brasile sia stata attaccata da una specie di epidemia, qualcosa che ha trasformato ogni singolo cittadino in un assassino cannibale."

    Leon Kennedy, agente speciale della BSAA, sgrana gli occhi nel sentire "epidemia". Solo una cosa gli passa subito nella mente.

    <<g-Virus? No, non è possibile...>>

    Il Generale continua il suo discorso davanti a centina di agenti che lo ascoltano senza proferir parola.

    "Purtroppo non abbiamo ancora notizie sulla causa di quest'infezione che ha colpito quella povera gente. Una cosa è cert..."

    Un sergente, seduto alle spalle del Generale gli poggia la mano sulla spalla, avvicinando il viso al suo orecchio, sussurra qualcosa, improvvisamente il Generale lo guarda come se fosse sorpreso. Poi aggiusta il microfono e continua il discorso.

    "Ci è appena giunta la notizia che la causa di questa epidemia è senza dubbio... Umbrella."

    Afferma con tono di voce più alto. I presenti si guardano tra di loro mormorando. Leon rimane paralizzato dalla notizia.

    "Sciogliamo la riunione. Dovrei parlare urgentemente con il Presidente BSAA. Potete andare."

    Leon si alza dalla sedia rivestita in pelle sintetica per allontanarsi dalla stanza, il Generale lo blocca, invitandolo ad avvicinarsi a lui. Il Presidente entra nella sala accompagnato da un agente. Leon si avvicina rapidamente ai due che si salutano.

    "Signor Generale, Signor Presidente."

    I due salutano Leon quasi coralmente.

    "Agente Kennedy. Dato che non abbiamo molto tempo a disposizione, le dico immediatamente che lei sarà nel plotone che verrà inviato in Brasile."

    Leon inghiotte la saliva carica di tensione. Esita alcuni istanti e poi annuisce.

    "Ma.. Signore, è sicuro si tratti di Umbrella?"

    "Si signor Kennedy, le nostre fonti sono attendibili. Ora può andare. Le faremo sapere al più presto se ci saranno novità."

    Leon annuisce e si allontana dai due uomini che continuano il loro discorso molto intimamente.

    DUE GIORNI DOPO, TETTO DEL DIPARTIMENTO BSAA, ORE 16.10

    Le due squadre si radunano davanti all'elicottero. Il Generale si avvicina tenendo fermo il cappello e la giacca che sottolineava il suo grado, a causa delle pale dell'elicottero che ruotavano vorticosamente. Leon si volta verso l'uomo che spiega alle squadre la missione.

    "Il vostro obiettivo primario è quello di trovare dei superstiti, non dimenticatelo."

    Le due squadre salutano il Generale militarmente, pochi secondi dopo si dividono entrando ognuna nell'elicottero in cui sono stati assegnati. Le squadre erano composte da 5 membri ognuna. Nel team di Leon c'erano: Armando Guevara un cubano con la battuta pronta e molto socievole, John Emmerich il cecchino della squadra, Luca Torrisi chiamato da tutti "l'Italiano" è molto saldo nelle situazioni di stress, ed infine Jack Johnson, chiamato "JJ", hacker della squadra, ma anche bravo nel corpo a corpo.

    Ciudad de la Paz, ore 18.03, TRAMONTO.

    L'elicottero atterra su una centrale di polizia. Gli agenti senza esitare un momento saltano giù dal velivolo. Leon non vede l'altro elicottero, preoccupato chiede al pilota dove fosse finito, ma quest'ultimo gli risponde che va tutto bene e che stanno trovando un altro punto di atterraggio poiché quello in cui si trovava l'agente Kennedy era troppo piccolo per due elicotteri così grossi. L'agente estrae la M4 e si avvia verso la porta che conduce all'interno della Stazione di Polizia. Arrivato vicino all'entrata attende che la squadra lo raggiunga.

    Edited by Ålbert Wesker™ - 4/3/2012, 12:27
     
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    Ciudad de la Paz, ore 00:30, NOTTE.

    Il fuoco sta per spegnersi.


    Alice si riscuote dal fissarne le braci rosse e si alza per attizzarlo con qualche altro ramo secco.
    Non che le serva davvero, tenerlo acceso.

    È notte fonda, in quella foresta sperduta che, forse, qualche mese prima era una distesa rigogliosa di erba e piante, ma Alice può vedere anche senza luce.
    Sa percepire all'istante il pericolo, quando loro sono vicini.
    Non con la vista, non con l'udito, ma semplicemente se lo sente sulla pelle, nelle vene.

    Uno dei vantaggi di essere stata infettata dal virus T, con tanti ringraziamenti alla Umbrella Corporation.

    Ad Alice sfugge un ghigno che non ha nulla di allegro, è solo un taglio inquietante e spezzato lungo il viso.


    Alimentato da nuova legna, il falò lentamente riprende a bruciare più alto, ma non scalda il corpo della donna.
    Non sul serio.

    Quando il vento, la pioggia, il sole o l'umidità le sferzano la pelle, il suo corpo reagisce di conseguenza, con brividi o sudore, ma assorbe la sensazione, come se la divorasse, e Alice non sente nulla.

    Allora, a cosa serve ostinarsi ad accendere le fiamme ogni sera, non appena il sole tramonta?
    Apparentemente non ha senso.
    Sempre se ci sia rimasto ancora qualcosa che ne abbia, nel mondo.

    Ma Alice ha sempre avuto una mente razionale, perfino prima, perciò la risposta la sa benissimo.

    Quel fuoco è un'abitudine necessaria.
    Una di quelle cose assieme a piegare i vestiti, sistemare e pulire le armi fino a renderle lucide, sgranchirsi i muscoli la mattina, di cui non ha bisogno realmente se non per ricordare a se stessa di essere stata umana, una volta.
    Anche se per la maggior parte del tempo, Alice non si sente neppure viva.


    Vorrebbe poter dormire, ogni tanto.
    Oh, non ha qualche pretesa particolare, riguardo alla comodità di un giaciglio o alla durata del riposo. Le piacerebbe solo poterlo fare e basta.
    Andrebbe bene tutto, anche semplicemente addormentarsi per pochi minuti e cadere in un incubo meno reale di quello in cui già si trova.

    Le farebbe capire che può farne ancora, che anche a lei è concesso qualcosa di normale.
    Ma ogni volta che chiude gli occhi e il suo corpo dorme, Alice è sveglia.
    Un attacco o un contatto con il satellite dell'Umbrella – è nel suo DNA recepirlo all'istante.
    All'erta, cosciente, pronta a scattare, combattere e fuggire di nuovo.
    Alice è così sempre.

    Ogni giorno uccide, taglia e squarta quegli esseri , e il sangue le zampilla addosso da teste aperte o mozzate.

    Ogni giorno cerca e abbatte corpi marci e lacerati che si trascinano lenti verso di lei, con il loro puzzo di carne in putrefazione, le facce e i vestiti a brandelli.

    Lo fa con precisione violenta, colpi netti e calibrati di armi bianche – non è il caso di sprecare proiettili se non è davvero necessario – e facendolo si ostina a cercare di provare qualcosa.
    Qualunque cosa.
    Non serve.

    Alice non prova niente, nemmeno paura – e dire dire che ha rischiato di morire ben più di una volta.
    Come il freddo, come il caldo, come i sogni, è un pezzo di sé che le manca.
    E anche quello, come il resto, è solo un atto meccanico di chi cerca di dare un senso al nulla che lo circonda.
    Ripetuto, sempre uguale.


    Quando finirà?
    Alice non saprebbe dirlo.
    Deve ancora trovare un modo per sottrarsi al controllo del satellite,controllare i suoi poteri Psichici e fermare la Umbrella – così da poter poi riunirsi ai propri compagni, che ha abbandonato per proteggere.

    Infodera le sue Katane assieme agli Shuriken,avvolge la catena Samurai alla sua mano,e si incammina verso l'uscita della foresta.
     
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  3. *Adanos*
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    Ciudad de la Paz, ore 1:00 am, Fattoria

    Philip si trovava ancora nella baracca della fattoria, anche se ormai è buio e non può vederla, cerca di ricordare la morfologia della zona, a pochi metri a nord la casa,in direzione nord-ovest una piantagione di mais e dietro la foresta, ad est la strada principale, a sud la scuderia e i recinti; l'illuminazione sembra non funzionare, solo un lampione più lontano, vicino alla casa, emette ad interferenza una luce biancastra e un ombra indefinita sembra emergere ogni volta. Solo uno strano sibilo indefinito accompagna la sua prigionia e qualche rumore di passi la cui direzione non riesce a definire. All'improvviso alcune grida e colpi di quello che sembra un fucile a pompa rompono il silenzio della notte, dall'esterno si sente la voce di uomo e di una donna in lacrime.
    Em breve! Entre no carro Lea, Ràpido ràpido!
    A criança, Alfonso, nosso filho
    Que não é o nosso filho, é um monstro
    Quelle strane creature erano state attratte dai due fuggiaschi, dalla porta aperta fuoriusciva la luce che illumina il portico, l'umo all'improvviso emette un urlo e a dozzine quei mostri lo attaccano ferocemente, mordendolo e graffiandolo
    ESCAPEEEEES! Ahhhhh!
    La donna accende l'auto, Phil comprende che questa è la sua occasione, esce dalla baracca e corre verso l'auto, la donna cerca di ingranare la marcia, l'auto fa qualche metro di scatto in avanti travolgendo molti zombi, poi il motore si spegne, uno di questi incomincia a battere sul vetro sporcandolo di sangue e la donna è in preda al panico e non fa che urlare, Phil con una spallata fa cadere il mostro e sale immediatamente sull'auto spostando poi la donna che tenta di difendersi da lui credendolo un nemico
    Calma, calmati, io amigo, amigo.
    Per quanto possibile Phil, riaccende l'auto che in pochi secondi era stata sommersa da ostili, ingrana la marci e parte, i corpi sul vetro non gli permettono di vedere dove si dirige e quando riesce liberarsi di loro vede che sta andando verso la foresta, cercando di evitare gli alberi si allontana da quell'inferno, quando un grosso animale simile ad un orso gli si para davanti, Phil sterza ma colpisce la bestia, la macchina sbanda e finisce contro un albero...poi il silenzio.
    Dopo qualche secondo Phil esce dal veicolo e cade al suolo, sputa un po di sangue, si rialza subito e aiuta la donna ad uscire, ha diversi graffi sul corpo alcuni provocati dagli infetti. Philip cerda di aiutarla a camminare come può, i due si allontanano inoltrandosi nella foresta.


    e questo è solo l'incipit :omg:
     
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  4. Kuromi 95
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    Ciudad de la Paz, ore 2:30 am, bar di periferia

    “Tarta de fresa y leche? Claro!”

    Si dirige verso il bancone,strappando da un blocchetto un foglietto, passandolo poi ad un collega che era nelle cucine. Era il turno di notte per Dahlia, costretta a lavorare in uno squallido bar di periferia per guadagnarsi da vivere. Era circondata da vecchietti ubriachi,uomini malconci e donne dall’aspetto alquanto invitante.

    << ma chi me lo fa fare!>>

    Ad un tratto le squillò il telefono, lo tirò fuori dalla tasca del grembiule , le era arrivato un messaggio da una sua coinquilina, che attualmente si trovava nel suo appartamento in città, perché faceva il turno di pomeriggio. “corri Dahlia, qui è un disastro, non tornare a casa, prendi un mezzo e scappa, nella città si stà diffondendo qualcosa di strano,qui muoiono tutti, scappa finchè sei in tempo”

    “il solito scherzo di cattivo gusto”

    Disse a bassa voce sbuffando,dirigendosi poi verso un’uomo pallido pallido, tenendo tra le mani un vassoio con una fetta di torta alle fragole e un bicchiere di latte. Per educazione le sorrise e poi tornò dietro il bancone sempre sbuffando. L’uomo nel frattempo impallidiva sempre di più, poi iniziò a contorcersi e ad urlare, stringendo poi i denti

    “senòr?! Como està?”

    Le si avvicinò mettendogli una mano sulla spalla,preoccupata

    "no le gustaba la tarta senòr?”

    L’uomo la prese per il braccio e la buttò a terra, poi iniziò ad aggredire i clienti del bar, che in preda al panico urlavano e correvano da tutte le parti

    “merda, mi sa che aveva ragione, qui c’è qualcosa che non va”

    Sgattaiolò via indisturbata, fino all’uscita del locale, diede un attimo un’occhiata all’orizzonte, poi non trovando mezzi di trasporto si avviò a piedi, correndo. Si voltò un’ultima volta indietro dando un’occhiata al locale in cui lavorava, dal quale uscivano correndo uomini in preda al panico, oppure feriti che a loro volta aggredivano altre persone. Si mise a correre più veloce dirigendosi verso una foresta, li di sicuro non l’avrebbe notata nessuno. vide una luce poco lontano nella foresta e decise di seguirla sempre correndo. non si accorse della donna sdraiata per terra , perchè era molto buio, e per sbaglio ci finì sopra cadendo, e sbattendo la testa su un tronco lì per terra

    "HAIA ...CHE ....CHE MA-MALE!!!"

    esclamò tutta dolorante, e con il fiatone. si massaggiò la testa

    Edited by Kuromi 95 - 2/3/2012, 22:08
     
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    "Uh?"

    Si voltò verso la ragazza,che le era appena caduta davanti

    "Stai bene?"

    Le tese la mano per aiutarla a rialzarsi
     
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  6. Kuromi 95
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    prese la mano della donna e a fatica si rimise in piedi.

    "in città stà succedendo un disastro, dobbiamo scappare!"

    la afferrò per le spalle, stava tremando. poi si guardò attorno e vide una donna morta sistesa per terra

    "oddio!"

    la donna che di sicuro la stava guardando male, come se avesse dinanzi una psicopatica, le fece segno di calmarsi, infatti subito la ragazza si accorse che quella che vedeva per terra e sulla quale era pure inciampata prima non era un cadavere ma bensì una grossa radice...la paura stava facendo brutti effetti provocando alla ragazza delle pessime allucinazioni. si sedette per terra e iniziò a stringere tra le mani un pezzo di legno trovato per terra, provando a calmarsi.dalla fronte le correva un piccolo rigolo di sangue, che lentamente le scivolava giù sulle guance per poi finire sotto il mento, era dovuto alla botta presa prima quando era caduta

    "dobbiamo andare via da quì"

    ripetè con tono più calmo
     
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    "Si so già dell'infezione"

    Rispose con tono freddo e distaccato,ma ciò non voleva dire che lei odiasse la ragazza

    "Seguimi,hai bisogno di essere medicata,e poi credo che tu abbia paura a rimanere da sola in un posto del genere no?"

    In effetti la foresta di notte era uno dei peggiori posti in cui si potesse vivere,ma Alice era abituata al macabro. Tutto era appassito,e non si riusciva mai a intravedere un raggio di sole.

    "Siediti da qualche parte"

    Disse alla ragazza appena entrarono nella Tenda dove "alloggiava" Alice

    "Sai...ho l'impressione di averti già vista da qualche parte"

    Mise un po di alchool su un pezzo di stoffa

    "Sei stata a Raccoon City con Claire Redfield giusto?"

    Medicò dolcemente la ferita
     
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  8. Kuromi 95
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    si lasciò medicare dalla donna, ogni tanto osava guardarla negli occhi, ma appena incrociava il suo sguardo cambiava direzione facendo finta di nulla

    "ma perchè rimani quì? non ti piace stare in città o stare con le amiche?"

    aveva intuito che era una tipa piuttosto solitaria, quindi si zittì subito senza fare altri riferimenti a quel discorso

    " oh si claire, la conoscevo! ora però non so dove sia...o se sia ancora viva"

    si fece piuttosto silenziosa,nel frattempo si spostò due ciocche di capelli vicino al viso per non far vedere che aveva le guancie leggermente arrossate

    "ma tu? ci conosciamo?"

    le domandò guardandola dritta negli occhi, ma stà volta senza distogliere lo sguardo
     
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    Sorrise per un attimo,aveva notato che la ragazza era piuttosto timida nei suoi confronti e poggiò il pezzo di stoffa a terra

    "Non ci conosciamo,ma ci siamo già incontrate a Raccoon City,quando eri con Claire"

    Non l'aveva riconosciuta per il viso o per il suo modo di parlare,ma c'era qualcosa che gli facesse capire che lei avesse già incontrato la ragazza

    "Non perdiamo tempo inutile,andiamo giù in città..."

    Caricò una Desert Eagle per la ragazzina

    "....e facciamo fuori gli infetti"

    Gli tese l'arma

    "Avanti prendila,è facile sparare"
     
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    laboratorio di ricerca

    mi trovavo in laboratorio, vestivo un camice bianco molto scialbo, ero abituato ad indossarlo, non tanto quanto la divisa ma ero comuqnue abituato a vestire i panni del ricercatore, su un lettino metallico, stretto da cinghie su ogni parte del corpo e fermato da fascette metalliche di acciaio temprato poste all'altezza di collo, torace, polsi , cosce e caviglie, giaceva un infetto, una cavia portatami da fuori al fine di poterci studiare su e stabilire come si evolveva il nuovo ceppo virale e cosa comportava l'inoculazione diretta su ospiti sani, ero silenzioso, concentrato, l'infetto era posto dentro una stanza con vetri rinforzati e completamente isolata dal resto del laboratorio, potevo operare su di lui attraverso delle estroflessioni di natura polimerica poste sul muro, come fossero dei grossi guanti incastonati sul muro, presi l'inoculatore e prelevai un campione di sangue, era difficoltoso da gestire in quanto estremamente denso, classica densità tipica del sangue di un morto, per poterlo esaminare dovevo trattarlo con un fluidificante di erivazione eparinica, per far si che si potesse maneggiare sul vetrino, prima di ciò lo misi in una centrifuga ad alta velocità per separare le varie componenti del sangue, successivamente creai vari strisci di materiale da esaminare al microscopio ottico, presi i vetrini e li misi dentro la cappa a flusso laminare dopo averli marcati, inziai a visionarli uno dietro l'altro, il mio compito era cercare una possibile cura a questo nuovo ceppo virale, a quanto pare il virus distruggeva l'ospite rapidamente come il virus hebola tuttavia, dopo la morte il virus forse per cercare di continuare a sopravvivere in attesa di un altro ospite, andava ad interagire con una parte del cervello ovvero la corteccia primordiale riattivandola e portando quindi l'ospite a riacquisire le funzioni primarie come movimento e ricerca di cibo, avevo testato il virus su neuroni in cultura vivi e sembrava interagire poco con essi, la vera attività si esplicava con culture neuronali morte, il virus riattivava tali neuroni ripristinando tutto il sistema, sarebbe stata una sperimentazione appetibile per la cura contro l'alzheimer, mi interessava poco la cosa, il mio compito era un altro, oltre a fare il soldato umbrella ero anche uno dei ricercatori, forse è per questo che ancora non mi avevano eliminato, rimasi in religioso silenzio mentre continuavo le mie ricerche...avevo espressamente richiesto di non avere nessun assistente, al momento non mi serviva, forse l'avrei chiesto in futuro ma non ne ero certo....
     
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  11. Kuromi 95
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    prese l'arma, ne aveva già usate di simili, quindi sapeva come maneggiarla

    "ma sei pazza?! quelli sono tantissimi, infetteranno pure noi!"

    la afferrò per un braccio ma senza stringere troppo

    "io non voglio morire laggiù"

    la guardò dritta negli occhi, come se la stesse implorando di non andare in città
     
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    Scostò il braccio dalle mani della ragazza

    "Tra un po tutta la città sarà infettata"

    La guardò per un attimo poi uscì dalla tenda

    "Ma va bene....se vuoi restare qui da sola,resta pure,ma per cibo e bevande dovrai aspettare il mio ritorno"

    Si mise in cammino verso la città

    << Sempre se ritornerò.....>>
     
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  13. Kuromi 95
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    rimase ferma per qualche secondo a pensare, quindi si alzò di fretta in piedi , uscì dalla tenda e raggiunse subito la donna

    "ok ok vengo...non mi piace stare da sola"

    la seguì cercando di starle al passo,e lasciandosi guidare da lei, seguendola ovunque andava e imitandola in tutti i suoi movimenti

     
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    Sorrise sentendo che la ragazza la stesse raggiungendo

    "Come ti chiami?"

    Gli chiese dandogli le spalle

     
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  15. Kuromi 95
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    "io mi chiamo Dahlia...anche se ormai non c'è quasi nessuno che mi conosce con questo nome...tu invece?"

    continuava a seguirla, ma ad un tratto si fermò, erano quasi arrivate alla periferia, vicino al bar dove lei lavorava

    "quì vicino c'è un bar dove lavoravo..."

    si guardò un attimo un piccolo orologio che aveva al polso

    "dove lavoravo circa un'ora fa...iniziamo da lì le pulizie?"
     
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